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13 aprile, viaggio della Memoria a Marzabotto

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a cura della prof.ssa Chiara Beccari

13 aprile 2022, Marzabotto

Ore 7:15 dal piazzale di Porta Venezia a Cremona partono quattro pullman che accompagnano un nutrito gruppi di studenti cremonesi: dei licei Anguissola, Aselli, Vida, IIS G. Romani di Casalmaggiore e, capofila del progetto "Essere cittadini europei- Percorsi per una memoria europea attiva,” l’ IIS J. Torriani.

La prima uscita didattica dopo questi due lunghi anni di pandemia sarà all'insegna della Memoria, destinazione Marzabotto per ricordare l’eccidio che avvenne dall’alba del 29 settembre al 5 ottobre del 1944.
 

L’eccidio è impropriamente ricordato come la strage di Marzabotto, in realtà si consumò nei piccoli paesini, strategicamente abbarbicati alle pendici del Monte Sole  sulla linea di confine tra la valle del fiume Reno e la valle del fiume Setta, zona chiave della lotta partigiana a pochi km dalla linea Gotica.
 

La resistenza  di questi luoghi è stata fatta da gente semplice, che andrà a costituire la Brigata Stella, una brigata non nata dall’appartenenza politica come le altre ben note brigate che hanno colorato la nostra Resistenza, ma nata dall’appartenenza ad un luogo, le valli di Monte Sole. 

Seduti sui resti di ciò che rimane di quella che fu un tempo l’osteria del paese di Capraia di Sopra, ascoltiamo il racconto  della nostra guida Donata Pacchi, un racconto fatto di nomi, di volti, di dettagli come non possono mancare in nessuna narrazione che si rispetti.  L’osteria era all’epoca, il capolinea del viaggio del postino, Angelo Bertuzzi, colui che non solo portava e distribuiva la posta in questo angolo remoto di mondo, ma anche la leggeva a coloro che analfabeti, non sapevano leggere. La mattina del 29 settembre 1944 fu uno dei primi ad arrivare e a raccogliere le prime immagini dell’orrore.

Il cammino prosegue sul crinale di questa valle, il contrasto è forte, tra la bellezza della natura che ci circonda e la memoria dell’orrore che stiamo rivivendo.

Giungiamo a ciò che rimane dell’antica Chiesa di Casaglia un tempo luogo vivo di ritrovo e preghiera della comunità, all’epoca meravigliosamente dipinta dalla pittrice barocca Elisabetta Sirani, oggi rimangono in piedi alcuni brandelli di mura, con la lapide che ricorda che in quel luogo il parroco, dell’allora comunità di Casaglia, Ubaldo Marchioni, lì in quel luogo di culto, trovò la morte. A ricordarci che nessuna guerra si ferma di fronte a nulla, nemmeno al Sacro. 

 

In silenzio poi ci dirigiamo al cimitero di Casaglia, il luogo dove 80 persone vennero trasferite quella mattina del 29 settembre, dalla Chiesa, dove avevano cercato riparo e conforto nella speranza che i confini del Sacro potessero difenderli. Il piccolo cimitero è un quadrilatero chiuso da un cancello, in cui vennero spinte queste donne e bambini e poi trucidati. Le testimonianze dei pochi sopravvissuti e lette da Donata in quel luogo, rendono il momento particolarmente denso di senso e di dolore ed è impossibile non pensare alle immagini di un’altra guerra che si sta consumando non tanto distante da noi, le parole lette, si sovrappongono alle immagini che abbiamo  anche noi negli occhi e che i social divulgano a migliaia ogni giorno, e non possiamo non considerare che l’orrore della guerra è sempre uguale in ogni tempo, che il non senso della guerra è sempre vivo ieri come oggi. 

 

Al piccolo cimitero di Casaglia abbiamo ricordato davanti alla sua tomba don Giuseppe Dossetti, il prete operaio che tutti conosciamo per il suo attivismo anche da sacerdote, ma che forse non ricordiamo abbastanza come padre costituente artefice dell’articolo 11 della nostra Costituzione, l’Italia ripudia la guerra perché la guerra chiama altre guerre e oggi più che mai dovremmo ricordarcelo.

I ragazzi tutti, con grande partecipazione hanno ripercorso questo triste cammino affiancati dai loro insegnanti, dalla dirigente del Torriani Roberta Mozzi, dall’organizzatrice di questi viaggi della memoria la prof.ssa Ilde Bottoli e da alcune autorità che hanno reso il nostro viaggio ancora più significativo, il sindaco di Cremona Gianluca Glimberti e il presidente del coordinamento provinciale degli enti Locali per la Pace di Cremona e provincia, come a ricordarci che fare Memoria è un dovere civile in cui istituzioni e scuola si sentono impegnate insieme.
 

La mattina si conclude nella località di San Martino altro luogo di sangue e di eccidio, qui ci accolgono le parole di una bella poesia di L. Gherardi, anche “le querce hanno memoria …memorie di stermini e di paure…” I nostri occhi si alzano verso le fronde di queste querce che immobili da secoli hanno visto e silenziosamente custodiscono l’orrore della guerra.

 

Ecco il silenzio è forse stata l’esperienza più forte, questi luoghi sono stati consegnati alla memoria così, rasi al suolo, a testimoniare che la guerra distrugge e non semina mai nulla. Solo i sopravvissuti se riusciranno a superare il dolore sordo delle atrocità viste e subite potranno ricostruire. Qui a Monte Sole, le persone hanno ricostruito, hanno dato vita a una memoria attiva. A Marzabotto nel 1961 venne edificato il Sacrario alle 771  vittime, tra queste più di 200 furono bambini anche di pochi mesi, e nel 2016 è stata inaugurata la Casa della cultura e della memoria, luogo di visita e di documentazione importante.

 

Il nostro viaggio si conclude nel pomeriggio con la cerimonia per rendere onore ai caduti davanti all’ingresso al Sacrario, sotto lo sguardo delle centinaia di vittime alle quali sono stati restituiti le identità e i volti. 

Siamo congedati dal saluto della sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi che ci ringrazia per aver donato tempo alla conoscenza, per aver scelto di camminare in questi luoghi un tempo luoghi di vita oggi immersi nel silenzio della memoria.

Infine il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti ci invita a prepararci per i tempi che verranno. Occorre prepararsi alla vita disponendo la nostra coscienza, riconoscendo il positivo che abbiamo: la scuola, il benessere, la democrazia, avendo anche il coraggio di spegnere un po’ i social perché ci corrodono dentro. Infine ricordando i nomi delle 771 persone che qui hanno trovato la morte, si ricorda dice Galimberti, partendo da chi ci è prossimo, ricordando chi ci sta accanto e non stancandoci mai di sviluppare una cultura della memoria.

Chiara Beccari

 

il servizio di Cremona 1

https://youtu.be/J4MOVXPd8JM

 

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