Riflessioni sulla mafia dalla 2AELE e dalla 5BLSA.
Ritieni sia possibile combattere le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità oppure pensi che siano realtà incontrastabili? Se sì, come?
a) Dalla 2AELE:
◇ Io penso che sia possibile combattere le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità perché io credo nel cambiamento, nel perdono e nel pentimento.
Le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità sono diffuse in tutto il mondo e ormai da tanto tempo in forme diverse e per questo sono difficili da combattere ma non sono incontrastabili.
Tante persone hanno sacrificato la loro vita per combattere e per vincere questo mostro dai mille tentacoli che nella vita di ogni giorno uccide e spaventa persone innocenti.
Noi dobbiamo imparare e prendere spunto da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Padre Pino Puglisi, grandi uomini che si sono sacrificati per il bene della collettività; dobbiamo cercare di applicare i loro insegnamenti nella vita quotidiana per non farci inghiottire nelle fauci del mostro.
Combattendo le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità si può andare contro ai propri interessi, alcune volte si può anche rischiare la vita; è molto più facile farsi i fatti propri e fregarsene di ciò che avviene intorno a noi.
La vita di chi combatte contro questo mostro è molto difficile perché sacrifica le proprie energie, le proprie idee e alcune volte anche la propria vita a favore del benessere della collettività.
Molte persone non si accorgono che le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità esistono, che sono presenti nella vita di ogni giorno e quindi vivono spensieratamente senza fare nulla per liberarsi dai tentacoli delle mafie.
Ci sono altre persone che invece hanno paura di questo mostro e quindi si tirano indietro oppure si alleano con il mostro per essere protetti.
Noi non dobbiamo aver paura ma bensì avere tanto coraggio e tanta speranza; tutti insieme, se uniti, possiamo vincere una volta per tutte le mafie e l’illegalità della vita quotidiana.
Leggendo un libro che si chiama “Per questo mi chiamo Giovanni” ho imparato che quando si parla di mafia non si parla di una cosa astratta ma bensì di una cosa reale, che vive nelle nostre vie, nelle nostre città ed è pronta ad avvolgerci con i suoi lunghi tentacoli.
Dal libro ho imparato che la mafia è una nemica da combattere subito, senza aspettare di diventare grandi.
Una frase di Giovanni Falcone che mi ha colpito molto è che la “mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”; questa battaglia non si può vincere da soli, con atti di eroismo, ma dobbiamo impiegare tutte le forze migliori delle istituzioni.
Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini.
◇ A parer mio è possibile combattere le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità, ma come? In Italia e nel Mondo sono anni e anni che si cerca di combattere queste organizzazioni, ma con scarsi risultati. Spesso sono protette dalle forze dell’ordine e dai politici, aiutate anche dai subenti che, per paura delle conseguenze di una denuncia, stanno zitti, non dicono niente, e fanno finta di non aver visto niente; grazie a questo le mafie sopravvivono.
Combattere la mafia è possibile, ma prima si deve lavorare sulle basi, stare tra la gente comune, i subenti, si deve in qualche modo convincerli che come stanno loro non è vita, non si sta bene chinando il capo e non dicendo niente, non si sta bene soprattutto con noi stessi, con la nostra coscienza. Un altro modo potrebbe essere una campagna di legalità tra i bambini, gli adolescenti, nelle scuole, soprattutto tra i bambini, perché se cambiano i bambini, il Mondo cambia. Dopodiché passare ai piani alti, indagare sui politici, sulle forze dell’ordine, quando i conti non tornano; con ciò non voglio dire che tutti i politici e tutte le forze dell’ordine siano corrotti.
Ma si potrebbe dire: se qualcuno parla, confessa, la mafia lo ammazza; no, ciò non accadrebbe, c’è il programma protezione testimoni, e se a essere contro la mafia non fosse una sola persona, ma un intero Paese, la mafia non potrebbe nulla. Sono argomenti troppo crudi per bambini ed adolescenti: per certi versi è vero, tuttavia influenza molto il modo con cui lo comunichi, altrimenti vogliamo aspettare che quel bambino diventi un simpatizzante mafioso? Prima facciamo capire cosa è sbagliato, prima l’illegalità si estinguerà!
Così come faceva Padre Pino Puglisi, partiva dai bambini, li invitava a giocare nel suo oratorio anziché farli stare in strada, anche con questo lui combatteva la mafia, per questo fu ucciso.
Ricordiamo inoltre i due giudici uccisi perché combattenti contro la mafia, Falcone e Borsellino.
Ribadisco il fatto che è possibile combattere le mafie partendo dalla gente comune, convincendola a stare unita contro un male comune e a pensare meno ai soldi e al benessere personale, ma a considerare cosa è davvero giusto e sbagliato, ma soprattutto a eliminare l’omertà.
◇ Innanzitutto, volevo specificare il termine “mafia”: è una parola diffusa che tutti conoscono ma ne ignorano il significato. La mafia è un’organizzazione criminale suddivisa in delle associazioni che svolgono diverse attività illegali. Secondo me, è possibile combattere le mafie (i suoi vari tipi), l’illegalità e le situazioni di opacità perchè nel corso del tempo ci sono state diverse persone che ce l’hanno fatta. Ad esempio, ricordiamo Don Pino Puglisi, Giovanni Falcone oppure persone più vicine a noi, come Giuseppe Cassata e Antonio Prattella, i quali vanno nelle scuole a “tramandare” le storie anche di personaggi ormai dimenticati. Combattere la mafia è rischioso, costringe le persone a vivere sotto scorta, anche se alcune volte non basta, come nel caso di Giovanni Falcone, e porta a non fidarci di nessuno. Ma se tutte le persone avessero pensato a questo, nessuno si sarebbe permesso di andare contro l’illegalità, ovvero contro quelle azioni che la maggior parte delle persone non considera oppure è costretta a dimenticare. La mafia è un’ingiustizia, se tutti i giovani fossero istruiti, essa perderebbero il proprio potere e territorio, in questo modo si potrebbe vivere in un ambiente più sicuro. Una delle citazioni più belle che mi ricordo è di Paolo Borsellino e dice: “chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Ho letto al riguardo diversi libri, in cui anche una persona poteva far paura a un gruppo di mafiosi, oppure un padre spiegava a suo figlio perché lo avesse chiamato Giovanni. Giovanni Falcone diceva che bisogna combattere queste attività illegali, per noi e per gli altri, sempre a testa alta e parlandone, in modo da far arrivare questo messaggio anche dove le persone meno istruite ignorano il problema. In conclusione, vorrei dire che nella vita incontriamo degli ostacoli, in questo caso la mafia, che non sempre possiamo superare da soli, ma aiutandoci a vicenda il problema diventa molto più piccolo...
b) Dalla 5BLSA:
◇ Gli episodi riguardanti l’illegalità, in particolare la Mafia e la criminalità organizzata, sono fatti che interessano da parecchi decenni il nostro paese, che purtroppo si è ritrovato a viverli in prima persona. La Mafia e l’illegalità sono due concetti che si legano fra loro, la prima è una branca della seconda, ed è la parte peggiore perché coinvolge molti civili e personalità di spicco e soprattutto dietro ad ogni attentato vi è sempre una lunga preparazione e una meticolosa organizzazione. Nel mio percorso scolastico ho partecipato a diverse iniziative, progetti, e ho svolto attività riguardanti questo “mondo” e mi hanno sempre interessato perché mettono bene in chiaro le cose e informano. Abbiamo visto molti volti noti di coloro che hanno combattuto contro la Mafia, quello che mi ha interessato di più è stato Don Pino Puglisi. Con la sua morte Don Pino lasciò un vuoto immenso nei ragazzi, infatti aveva anche una “carriera” da insegnante in numerose scuole siciliane, dove, secondo me riusciva a trasmettere lezioni di vita oltre che lezioni scolastiche: è noto che Don Pino Puglisi puntasse molto sulla gioventù e che provasse a trasmettere ai suoi studenti l’idea che la mafia non fosse la normalità, che invece fosse un grande problema che grava sulla società. Era una persona molto determinata e coraggiosa, ed è questo che fa paura alla mafia, gli uomini e le donne che hanno del potenziale per cambiare le cose, che si mettono in gioco e fanno tutto il possibile affinché ci siano dei risultati concreti. Dalla vita di Don Pino Puglisi possiamo estrapolare tutti i valori e gli attributi necessari al fronteggiamento di questo problema. La Mafia gioca con le vite e con le minacce, ma reagisce in questo modo quando ci sono persone come Don Pino, cioè quando si sente minacciata: questo ci fa capire che non è imbattibile. Altra cosa importante è trasmettere ai giovani, raccontare e parlare di questi personaggi, affinché anche noi possiamo trovare la motivazione ad agire e metterci in gioco per dare il nostro contributo. Al contrario, il silenzio e l’omertà porteranno le generazioni future ad essere estranee a questi fenomeni, e ciò è sbagliato; anche se in futuro la Mafia venisse sconfitta, non bisognerebbe semplicemente dimenticarsene, ma invece lasciare delle testimonianze, per far capire anche la grandezza dell’impresa e continuare a commemorare le persone che hanno contribuito. L’informazione, la consapevolezza e il lavoro di squadra: sono queste tre le parole dalle quali partire per affrontare questo grande problema; so che dalle parole ai fatti è un grande passo, soprattutto in questo caso, ma credo sia l’unica scelta ragionevole e pacifica che si possa attuare. Da quello che ho scritto sono quindi certo che la Mafia si possa sconfiggere, non facilmente purtroppo, ma ci si può riuscire nel tempo; anche noi giovani che ascoltiamo, elaboriamo e scriviamo, come sto facendo io, stiamo dando un piccolo contributo.
◇ Temi come la mafia, l'illegalità e l'omertà mi hanno sempre coinvolta emotivamente e spinta verso la loro conoscenza nel modo più approfondito possibile.
Oggi, prima di rispondere alla domanda personale se è possibile combattere queste forme di ingiustizia e darne una mia interpretazione, vorrei ricordare due grandi esempi di uomini con la “u” maiuscola che hanno lottato con la loro vita cercando di salvare quante più persone possibili dalle associazioni criminali.
In primis, Don Pini Puglisi: diventa parroco a Godrano, un paesino interessato da una lotta tra due famiglie mafiose, dove riesce a far riconciliare i due casati. Successivamente, nominato parroco a Brancaccio (quartiere comandato dalla Mafia dei fratelli Graviano legati ai Bagarella), inizia la sua lotta contro la mafia cercando di liberare dalla malavita i bambini che vivono in strada proponendo loro giornate all'insegna di attività e giochi e facendo capire loro che c'era una possibilità alternativa alla vita criminale perché ognuno può, e deve, essere rispettato. Don Pino Puglisi non si è mai nascosto, non ha mai chiesto protezione alle forze dell'ordine, anzi, parlava direttamente alla mafia; tant'è che nelle sue omelie si rivolgeva spesso ai mafiosi, i quali erano ben consapevoli che per loro la voce del parroco sarebbe stata un problema in quanto toglieva giovani alla criminalità organizzata e così, dopo una serie di minacce, il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno lo uccisero con più colpi alla nuca.
Ho voluto riportare in breve la storia di Don Puglisi perchè è stato fonte per molte famiglie di ispirazione per la lotta per la libertà. Ha raccolto dalla strada giovani, bambini, donne e ha mostrato loro un mondo in cui, alzando la testa davanti alle ingiustizie, si può vivere senza paura. Non ha lottato invano, la sua missione si stava già diffondendo ancor prima della sua morte e poi, dopo l'omicidio, nei giovani è scattata la voglia di portare avanti ciò che da lui era stato iniziato.
Ancora una volta, la morte non ha segnato una fine, ma un nuovo inizio.
Porto dentro al cuore anche la storia di Angelo Vassallo, un uomo dal lavoro umile, come quello di un pescatore, che gli serviva per mantenere la sua famiglia.
Il percorso di Angelo è iniziato quando, durante un’uscita con il suo peschereccio, ha visto i tanti rifiuti e le sostanze chimiche rovinare il mare e il luogo in cui è nato. Dopo questo evento ha cercato di intraprendere la sua “avventura” verso la legalità. Da quel momento provò a cambiare la situazione candidandosi come sindaco di Pollica. Venne eletto per quattro volte consecutive, lottò ogni minuto della sua vita per riportare le acque della sua città a risplendere. Un piccolo grande sogno realizzato per il suo paese è l'aver ottenuto le cinque vele di legambiente. Un segno indelebile che ha lasciato Angelo a Pollica è che tuttora i pescatori di questo comune si occupano della raccolta dei rifiuti nel mare e del loro riciclo. Qualche mese dopo la sua ultima elezione, però, venne assassinato. Mi fa sempre un certo effetto ripercorrere la vita del Sindaco Pescatore perchè ho avuto la fortuna di poter partecipare ad una conferenza del fratello Dario Vassallo, che ora si sta facendo portavoce della "missione". La cosa che maggiormente mi ha colpito di Angelo è che ha sempre lottato dando per primo lui l'esempio; non era un uomo di tante parole, ma di tanti fatti e per cambiare davvero le cose è questo quello di cui c'è bisogno.
Chiudendo voglio dire che per me sì, si può sconfiggere la mafia e l'illegalità ma bisogna stare attenti e sfatare lo stereotipo di mafia come l'organizzazione criminale siciliana; la mafia nel 2021, purtroppo, esiste ancora e, spesso, è più vicino a noi di quanto crediamo. A mio avviso il mezzo più
efficace per annientare le organizzazioni di tipo criminale è l'informazione, preziosissime sono le testimonianze di parenti o amici di persone che hanno lotatto prima di noi per non chinare il capo davanti all'ingiustizia.
"Libera", associazione che da anni lotta contro la mafia, ogni anno il 21 Marzo celebra la "Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie", da cinque anni prendo orgogliosamente a cuore questa iniziativa e, nel mio piccolo, attraverso la scuola, cerco di dare un supporto alla manifestazione facendo sentire che io ci sono. Ogni anno si sceglie una meta diversa in cui andare a far sentire la voce degli studenti, cercando così di arrivare a più persone possibili e mi piace pensare che ogni anno qualche persona, in qualche parte d'Italia, ha "preso" coraggio per alzare la testa e cambiare vita, per una vita senza paura.
Manifestazioni di questo tipo servono anche per ricordare, non bisogna lasciare vano il lavoro di chi per noi, per farci vivere in un mondo migliore, ha lottato, con la propria vita.
◇ Il termine “mafia”, ormai conosciuto al mondo in tutte le sue mille sfaccettature, sembrerebbe comparire per la prima volta in una lettera del 1861, inviata dal generale palermitano Alessandro Della Rovere al conte genovese Giovanni Thaon di Revel. Due anni dopo, grazie all’opera teatrale “I mafiusi di Vicaria”, la parola entra a far parte del linguaggio comune nel Sud Italia, mentre nel 1869 viene registrata nel vocabolario siciliano con il significato di “baldanza, braveria, spocchia”. La vera etimologia del termine rimane ancora sconosciuta; alcuni studiosi credono derivi dall'arabo “maha fat” che significa “immunità, protezione” oppure da “afiah”, cioè “forza”, altri ancora riscontrano somiglianze con parole latine o francesi. L’unica cosa a noi chiara è la sua origine, legata ad una semplice pianta di limoni. Ci troviamo nella fertile Sicilia ottocentesca ricca di agrumi, richiestissimi dalla marina inglese per combattere lo scorbuto, una malattia legata alla mancanza di vitamina C. Questa preziosa risorsa attira immediatamente una schiera di malviventi che iniziano a danneggiare le piante, costringendo i proprietari ad assumerli come guardiani e creando un bisogno di sicurezza a cui loro stessi rispondono. In seguito a questo evento, prosegue la diffusione di nuovi e numerosi gruppi familiari che si occupano di garantire la loro protezione in cambio di denaro, dando origine ai clan mafiosi più conosciuti al giorno d’oggi.
Purtroppo il fenomeno della criminalità organizzata non è più un caso isolato, limitato al Sud Italia, ma è ormai diffusissimo anche nel resto della penisola e in tutto il mondo. Io credo che queste specifiche associazioni criminali possano essere sconfitte solamente attraverso una dura lotta, sostenuta da un enorme gruppo di persone, unite ed intenzionate anche a rischiare la propria vita per tutelare le vittime della mafia. Questo cammino è sicuramente arduo e pieno di insidie ma, sommando gli aiuti che le singole persone possono fornire, sono convinta che in un futuro prossimo il problema verrà arginato, o addirittura sconfitto.
Il primo passo per combattere la criminalità organizzata consiste nell’essere a conoscenza della sua spietatezza, del suo modo di agire, dei suoi principali obiettivi. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, penso che il modo migliore per entrare nel mondo della lotta per la legalità sia informarsi leggendo libri e articoli, ascoltando testimonianze oppure guardando documentari e film. Negli ultimi due anni, grazie anche al percorso intrapreso a scuola con la professoressa di diritto, mi sono appassionata molto all’argomento e, oltre ai libri letti e alle conferenze a cui abbiamo partecipato, mi piacerebbe approfondire visitando i luoghi in cui le mafie hanno mietuto più vittime.
Il secondo step sta nel fornire sostegno alle associazioni che si occupano di contrastare la criminalità, come ad esempio "Libera", fondata nel 1995 da Don Luigi Ciotti, diffondendo il loro operato e sostenendole tramite donazioni. Inoltre trovo che dedicare un’intera giornata al ricordo di tutte le vittime della mafia (21 marzo) sia davvero importante per spingere il popolo italiano a trovare una soluzione, a denunciare, a portare allo scoperto la brutalità della criminalità organizzata e soprattutto a rendere giustizia agli innocenti.
Infine il punto focale dello scontro per la giustizia consiste nella protesta attiva, nello scendere in piazza e urlare che questa situazione è completamente sbagliata, che i soprusi non devono essere oscurati dall’omertà ma portati alla luce, esposti agli occhi di tutti. La lotta giusta deve essere come una sorta di Rivoluzione che permetta alle persone di farsi coraggio a vicenda per denunciare con un sorriso, come ci insegna Don Pino Puglisi persino in punto di morte, tutte le ingiustizie subite e smascherare la condizione di disagio e paura che purtroppo molti stanno ancora attraversando.