./. MATURITÀ 2020
Che dire… eccomi alla fine del mio percorso.
Mi sembra ieri il primo giorno di superiori: pensavo che la maturità avrebbe impiegato secoli ad arrivare e invece il tempo è volato.
Di certo non mi ero immaginata di trascorrere in questo modo l’ultimo anno: senza poter vedere i miei compagni per mesi, senza poter rassicurare la mia vicina di banco prima di una verifica difficile, senza il vociare degli studenti e dei professori nei corridoi all’intervallo e senza l’ultima gita di classe.
La cosa più diversa in assoluto è stata la maturità: non andando a scuola l’ho vissuta con molta tranquillità e l’ansia è arrivata solo i giorni prima dell’esame.
Se fossi andata a scuola, conoscendomi, sarei stata in pensiero mesi prima.
Tuttavia sono contenta di averla fatta in presenza.
Questo, infatti, mi ha permesso di salutare per l’ultima volta i professori e la scuola, non ho avuto la preoccupazione di problemi di connessione e, inoltre, se avessi fatto la maturità online, non lo avrei percepito come un vero esame in quanto troppo lontano dall’aspettativa che avevo avuto per anni.
La maturità mi è servita per mettermi alla prova ed è stata una tappa importante per il mio percorso di studi e nella mia vita.
Al giorno d’oggi, se guardo indietro negli anni, vedo una persona completamente diversa, più matura, più determinata e che sa cosa vuole nel suo futuro.
Un grosso in bocca al lupo a tutti i futuri maturandi!
Sara Torresani ex 5°ABIO
MATURITÀ 2020
L’esame di maturità è la prova finale, a conclusione del corso di studi di istruzione secondaria superiore. Parole “difficili” volte a esprimere un solo concetto: sei davvero “maturo”? Hai davvero acquisito le conoscenze e competenze che la tua scuola ti ha fornito?
Questo 2020 è stato particolare ed unico, in molte circostanze. Il COVID-19 ha investito svariati ambiti.
Questo odiato COVID-19 ha colpito anche la scuola, è penetrato anche in essa obbligandola ad una didattica “di emergenza”. Come ogni cosa ha avuto pro e contro…. Essendo entrato nel contesto scolastico, ha modificato anche l’esame di maturità. L’esame 2020 è stato un vero esame, a dispetto dei malfidenti. Questo esame ha fatto sì che, nonostante la mancanza di prove scritte e la modifica dell’orale, si verificasse la preparazione degli studenti.
Molti ragazzi hanno ammesso di aver dovuto affrontare una prova più complessa di quanto previsto. La paura, l’ansia, lo studio costante ed asfissiante sono stati cornice dei giorni pre-esame.
Purtroppo l’esame è stato diverso, ma differente è stato anche il vissuto con i compagni: niente urla per l’ultima campanella della propria vita, niente abbracci, niente ripassi di gruppo, niente pranzi insieme… le emozioni mancheranno, questo è poco ma sicuro. La maturità però sta anche nel sapere apprezzare e comprendere le piccole cose, quest'anno peculiare lo ha fatto capire bene. Abbiamo apprezzato la didattica a distanza, che ha permesso di mantenere vivi i rapporti, abbiamo amato le interrogazioni interrotte dai campanelli dei corrieri, riso mentre i familiari discutevano in sottofondo e quando i compagni commentavano senza ricordarsi di spegnere il microfono.
Nessuno potrà cambiare quel che è successo, ma tutti possiamo trarne un vero e proprio insegnamento: apprezzare le piccole cose perchè in fin dei conti sono quelle che valgono di più.
Adele Cavagnoli, ex 5°ABIO
Dopo aver vissuto un'esperienza intensa e significativa - nel bene e nel male - come quella del Covid 19, che ci ha ci ha fatto riflettere su ciò che è davvero importante, secondo te è possibile cambiare e vivere nel futuro in modo più essenziale e coerente?
Secondo me è possibile cambiare e vivere nel futuro in modo essenziale e coerente, ma è molto complicato, perché siamo circondati da un mondo dove regnano il capitalismo e i pregiudizi; ad esempio se non hai una determinata marca di scarpe non sei nessuno. Devono essere gli altri a decidere cosa devi indossare, chi devi essere, che musica ti deve piacere, gusti diversi = sei diverso dalla massa = in alcuni casi potresti essere emarginato. Quindi cambiare è molto difficile, specie se ti importa di ciò che pensano degli altri, se non ti importa cambiare non è un problema.
Continuare a comprare cose costose, acquisto su acquisto, “salverà” l'apparenza, ma non renderà felicità, ma solo vuoto dentro.
Poi se dovessimo fare un elenco delle cose essenziali, tutte le cose che possediamo sarebbero escluse, perché abbiamo troppe cose, siamo talmente ossessionati da ciò che non serve, dai dettagli, che non sappiamo più cosa è davvero essenziale. Viviamo in un’epoca in cui le cose superflue sono le nostre uniche necessità. Ogni giorno della vita è unico, ma abbiamo bisogno che accada qualcosa che ci tocchi per ricordarcelo. Non importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l’essenziale, per la maggior parte di noi, è qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore (Haruki Murakami).
Quindi secondo me si può cambiare e vivere con l’essenziale, basta solo non pensare ciò che gli altri pensano di te. Una cosa che secondo me è necessaria, sono gli amici, quelli sono davvero importanti.
Luca Beluffi 1AELE
Cosa intendi tu per “democrazia”? Quali sono gli esempi della sua assenza o presenza nella tua vita?
DEMOCRAZIA
/De·mo·cra·zì·a/ : sostantivo femminile, forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti.
Per oltre mezzo secolo è stata considerata un punto di arrivo; nel 1941 solo 11 paesi al mondo erano organizzati secondo una linea politica basata sui principi democratici.
Dopo la seconda guerra mondiale si è diffusa rapidamente come un virus e correva l’anno 2000 quando 116 paesi erano considerati democrazie.
Non è di dominio privato il fatto che negli ultimi anni la democrazia abbia perso terreno, letteralmente, questa tendenza ha iniziato a invertirsi dopo il 2006 e la crisi del 2008 ha fornito un colpo relativamente duro: alla fine del 2017 i paesi democratici erano calati a 97.
Oggi questa democrazia è in crisi: il popolo si sente tradito da qualsiasi governo salga al potere, preferisce votare ‘contro’ qualcosa piuttosto che ‘per’ qualcosa, le disuguaglianze sono in netto aumento così come la corruzione e la debolezza dei partiti politici, venuti meno al loro scopo: portare al “trono” individui capaci di guidare la ‘res publica’.
A parer mio la democrazia italiana è in serio pericolo: non solo perché il governo è formato da due partiti che sono in minoranza nel paese, di cui uno crollato al minimo storico nelle politiche del 2018 e l’altro ha dimezzato i voti alle europee del 2019, ma soprattutto perché una democrazia in salute si vede dalla libertà dell’opposizione di esprimersi.
Cosa non troppo presa in considerazione, direi.
Evidente durante questa crisi mondiale è il fatto che questa stessa crisi socio-politico-economica stia portando alla luce tutte le avarie che i motori politici presentano sul globo.
Non crederò nella democrazia, finché il mio paese sarà rappresentato da chi la democrazia la razzola tanto male quanto bene la predica e ci mette meno a farsi corrompere che a guardare in faccia milioni di persone ridotte allo stremo delle loro vite annaspare come pesci fuor d’acqua.
Può essere uno stato democratico maturo quello che vede i rappresentanti “del popolo” urlare come primati in parlamento, fare dissing sulle reti nazionali e concentrarsi più sui riscontri dei media, la percentuale di share e prepararsi sul continuare il botta e risposta.
Politici che si presentano dalla D’Urso, per parlare di politica, e finiscono nella rete di ignoranza che La Volpe ha costruito quella sera per loro ed ancora più ignorante è il popolo che si fa distrarre con le vignette on-line.
Questa non è democrazia, è la politica dello Spostare il Problema.
MES sì, MES no, 2012, #Meloni, #lebimbediConte, #Salvinifuoricongliimmigrati : questo è quello di cui si preoccupa metà della popolazione, poi ci sono coloro che percepiscono il problema ma cedono al silenzio perché convinti che non farebbero la differenza, e quei pochi infine che ci provano e vengono additati come anarchici. Così, per togliere loro il favore della comunità che li circonda, li si demonizza facendo sì che le loro voci vengano travisate con un'apparente utopia improbabile persino come tale.
App IMMUNI: la più grande inutile invenzione dopo il burro in stick, una falsa assicurazione di Conte per tener buona la popolazione, farla sentire tutelata.
I tamponi non ci sono per tutti, i soldi promessi due mesi fa neanche, forze dell’ordine che abusano del loro potere per quelle poche volte che sono state chiamate alla vigilanza dello Stato.
Non siamo in democrazia, siamo sotto la costruzione di un regime velato dal buonismo e da grandi discorsi che richiamano l’unità della patria sotto un premier che si presenta come unico collante del governo, unico e splendente messia che ci trainerà fuori da questa emergenza.
Lo stesso premier che avrebbe potuto iniziare il lock-down nel momento giusto, lo stesso che demolisce le opposizioni sui media nazionali senza possibilità di dibattito, lo stesso che dovrebbe chiedere al popolo se vuole indebitarsi e piegarsi all’Europa del nord, lo stesso che non sta rappresentando nessuno se non se stesso.
Che democrazia è? Nessuna, finché chi dovrebbe lottare ai piani alti per noi, lotta più per tenere la poltrona. E per se stesso, mica per noi.
Non è democrazia finché il popolo viene chiuso fra quattro mura, privo di voce in capitolo: app per il tracciamento dei contagi sì, per l’autocertificazione sì, app per il voto da casa no.
Quella potrebbe essere hackerata, come il sito dell’INPS, magari?
O forse è più facile utilizzarla per tracciare la popolazione facendo sì da ottenere il suo consenso in modo volontario e non doverlo più fare di nascosto?
“Mandare il popolo alle urne significa una nuova ondata di contagi, dobbiamo proteggere la popolazione”, questa non è democrazia, ma è un disperato modo per detenere il potere appunto quando gli strumenti per consultare i cittadini esistono e forse sono anche più affidabili della tessera elettorale.
Ma il popolo vede più facilmente il buonismo di queste frasi, piuttosto che la soluzione al problema, non è solo questione di democrazia, ma anche di popolazione ignorante nel senso proprio del termine, senza neanche tanto disprezzo.
Un popolo non istruito è un popolo sottomesso, dato di fatto anche questo ignorato: è sufficiente pensare che basti un’affermazione, una fake news, qualsiasi cosa, per scoperchiare il vaso di Pandora su facebook e far fuoriuscire rabbie e idee infondate, un vaso che nemmeno esiste o magari c’è ed è lì vuoto.
E scatenano guerre inutili che alimentano ciò che non ha bisogno di spinta, l’ignoranza non ha bisogno di ulteriori venti in poppa.
Teste vuote che aprono vasi vuoti mentre i loro piatti sono vuoti pure, mentre altri aprono il conto corrente e lo trovano pieno, straborda quasi, a discapito dei primi.
Non si può parlare di democrazia applicabile e concreta finché non è il popolo a comprendere in principio le priorità e a pretenderle, come non si può chiedere ad un uomo, notoriamente creatura propensa alla voglia di potere, di rinunciarvi una volta ottenuto.
Non importa come, quando e perché: lotteranno sempre per quelle famigerate poltrone, dipende per cosa vogliamo lottare noi, come vogliamo farlo e soprattutto se vogliamo farlo.
La democrazia non è dunque un punto di arrivo bensì da cui ripartire.
Anthony Gabriel Bardhi 5^ABIO