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I.I.S. I.I.S. "Janello Torriani"
Cremona

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Poesia Prosa Riflessioni Dialoghi con Dante

POETANDO...

In 3AETA poetando sulla PACE...

Serenità di tutti
Guerra per nessuno
Assenza di lutti
Lo stato un tutt'uno
Non è paura
Non c'è dolore
Non c'è misura
Non è Amore
Mattia T.

La Guerra.
Una città deserta
Segnata dalla guerra
Devastata dal male
Dove i bambini non posso più giocare.
Una città distrutta
Un'altra storia brutta
Ovunque sulle strade morti e feriti,
Tutti li abbiamo visti e sentiti
Quegli sguardi terrorizzati
Di bimbi morti ammazzati,
E quelle grida strazianti
Di mamme che li piangono davanti.
Noi che ci lamentiamo
Se l'euro in borsa va male
E troppo in fretta ci dimentichiamo
Quei bambini che
Per la vita ancora devono lottare
E quelli ancora
Che non hanno perso la speranza
Di vedere un giorno l'amore
Nel segno della pace e della fratellanza.
Riccardo

La Pace è tranquillità,
regna sovrano Silenzio
con sua regina Serenità
il cui dominio sembra quasi fittizio;
selvaggia ma al contempo fine Natura
risveglia, in coloro che l’attraversano, i sensi
così che, nella sua quiete pura,
con confidenza le preoccupazioni spensi.
Pace fa al mondo da lanterna,
mentre noi gente comune girasole;
voltiamo le spalle a ciò che è a lei fraterna.
Essa da millenni alla gente comune duole,
alla sua comparsa Pace si manifesta come unica luce notturna
di un mondo pieno di affamate gole.
Lorenzo

3^ C informatica omaggia Petrarca :

“O cameretta che già fosti un porto”
O mia camera, fonte di riposo
delle membra e della mente
sono di te orgoglioso
custodisci i miei segreti dalla gente
luogo di conforto
ove il il cielo è velato
di sicurezza sei il mio porto
quando il giorno è abbrunato
custode dei pensieri
dietro la porta ambrata
tieni al sicuro i miei desideri
N. Restocchi

Ha sembianze di una sottile linea di confine tra realtà e fantasia, 
adornato di smagliature e non senza imbarazzo, resta scolpito sul letto, 
meno di un millimetro appena tra conscio e inconscio, 
un lenzuolo in pratica. 
Attorno il resto del mobilio sembra compiacersi del proprio ruolo, 
ordinato ma sveglio, casta sentinella si insinua. 
Nel cassetto dell'intimo si è già disquisito e alluso, tra le ante 
dell'armadio il proprio dovere è stato svolto, 
quei due se ne sono andati indossando abiti in stile, la soddisfazione regna in 
camera da letto e non potrebbe essere altrimenti, qui sono tutti complici. 
G. Rosella

 Mia camera, luogo di pace
e di riflessione che mi compiace
dono a te tutto il mio tempo
come i Greci agli dei dell'Olimpo

Mia camera, luogo tra mura
tu CUSTODISCI il mio disagio
dalla società a Me oscura
cercando di mettermi a mio agio

Mia camera, illuminata
bella o brutta che tu sia
io ti ho sempre amata
e non nasconderei a te nessuna bugia
F. Armanini

 
Questa è la mia cameretta
Dove la porta è sempre aperta
I pensieri giran di fretta
Ma rimangon sempre in testa 

Questa è la mia cameretta 
Posto di tranquillità e sicurezza 
E molte volte anche di fretta
Soprattutto per far chiarezza

 Questa è la mia cameretta 
Con i miei fratelli passiam giornate
Ove si odono echi di risate 
Che riempion tutta la stanzetta
Nicolò Ruggeri

O stanza che conosci il me vero,
nonostante i vari cambiamenti
rimani lì per me nei miei momenti,
con te so che posso esser sincero.

E’ con te che trascorro il mio tempo,
che mi fai andare sempre avanti,
che ospiti gli amici viandanti,
che sei presente in ogni momento.

Tu che sei immutabile nei giorni,
Tu che mi accompagni nel mio svago,
Tu che ben conosci i miei errori,

Tu che sempre aspetti che io torni,
Tu che eri con me in tempo vago,
come faccio io senza te là fuori?
R.Scimenes

Cameretta piena di fumetti
luogo di sogni schietti,
i miei pensier mi assalgono
e i problemi svaniscono.

Nel mio letto che protezione mi offre
e contentezza mi da,
un luogo di riflessione
e di risveglio.
Ormai decadente
pervaso dai fiumi di lacrime
che lo hanno percorso durante gli anni.

Mia camera che proteggi i miei segreti
dalla pettegola gente
e dalla loro vista indifferente.
Risvegli in me un animo indomito
e curioso per il futuro che verrà.
Mi scuso per le poche decorazioni di cui ti adorni.

Mi piaci così come sei.
Ti ringrazio della tua esistenza.
Arcari

O cameretta mia, reduce di sogni infranti
Reduce di tristi pianti e di mille incubi aspri
O quattro mura chi chiudete la mia stanza,
Par che parlate, o voi che conoscete le mie pare
O letto mio, che di pensieri ne udisti tanti
Di storie vere e il vero labo conoscesti
Tramite nuvole colme di parole e gesti
Infine parlo di te in generale
cameretta cresco non volerne a male
Oltre il tempo resto l'ospite vostro
Forse si cambio di corpo
Ma il cuore e la mente restan in complotto
Si io dovetti esprimervi come una persona
Sicuramente parreste simile a la boria
Dato che in questa stanza, chi mi conosci più di ogni cosa, ho ormai scritto la mia storia
M. La Boria

O cameretta mia che sicura si stata
O mio dolce tesoro passato
O solo a te do tutto l’oro che ho
Anche se solo son

Per te son ancora vivo
Per te son l’inferno in terra
Per te son sempre quello
Anche se tutti me deridono

Adesso che son grande 
Io non ci son più pe te
e questo te rende infelice 
Ma stai tranquilla Prima o poi ritornerò
Perchè per tutti sei 
e rimarrai la seconda casa del cuore
G. Peluso

La Coscienza degli altri, attorno a Zeno

5blsa 2021-22

Attività dopo la lettura de "La coscienza di Zeno"

Racconta il capitolo LA MORTE DI MIO PADRE dal punto di vista del padre di Zeno

In comune con mio figlio avevo solamente il sorriso di compiacimento che ci distingue dagli altri, e le scarse capacità in materia di commercio, in quanto i miei affari, nonostante mi regalassero la fama di abile commerciante, erano diretti tutti dall’Olivi. Criticavo a mio figlio due cose: la distrazione e la tendenza a ridere delle cose più serie. Per quanto riguarda la prima cercai di imporgli una delle mie abitudini, ovvero di segnare le cose che doveva ricordarsi su un taccuino, e di rivederle più volte al giorno, ma non lo fece. Mentre per il secondo dei suoi problemi non tentò nemmeno di cambiare, basti pensare che una volta, in seguito ad una mia esclamazione contro di lui, in cui lo definivo un pazzo, andò dal medico e lo ingannò, riuscendo ad ottenere una certificazione che constatasse quanto gli avevo detto. In quel periodo non cessavo di pensare alla morte, e, di fronte a questi pensieri, dovetti scrivere il testamento, con il quale, preoccupato dal futuro di mio figlio, decisi di porlo sotto la tutela dell’Olivi. Non fidandomi pienamente di mio figlio lo costrinsi a promettere che non avrebbe mai tentato di sminuire la facoltà dell’Olivi. Quella sera decisi di aspettare mio figlio per cena. Non avevo un gran appetito, ma sentivo la necessità di stare con mio figlio e di parlare con lui. Mi disse che era tornato a casa per quell’ora perché aveva discusso delle origini del Cristianesimo con un suo amico. Gli chiesi se anche lui stava iniziando a provare interesse nella religione, come stavo facendo io, ma rispose che in quanto studioso la trattava solo come uno dei tanti fenomeni da analizzare. Nonostante la leggera seccatura causata da questa risposta cercai di dirgli che giunto alla mia età sentivo la grandezza  e l’importanza della mia esperienza, ma non ero in grado di tramandargliela come avrei voluto fare. In particolare, sentivo la necessità di raccontargli qualcosa, ma non riuscivo a formulare un discorso chiaro e lineare. Lui iniziò a dubitare del mio stato di salute, mi chiese varie volte se stessi bene, ma risposi sempre che mi sentivo solamente stanco, tanto che decisi di andare a letto per riposarmi, sperando di trovare le parole giuste da utilizzare il giorno seguente. Quella notte mi sentii male, iniziai a gemere dal dolore, persi l’udito, poi divenni completamente insensibile. Maria e Zeno, disperati, chiamarono il dottor Coprosich, il quale, un anno indietro, mi prescrisse dei farmaci che decisi di non prendere, a causa delle mie opinioni negative sui medici e sulla medicina in generale. Il dottore mi applicò le mignatte, dicendo a Zeno che avrei recuperato parzialmente la coscienza, ma senza aver possibilità di guarigione. Fu così, recuperai un briciolo di coscienza, non abbastanza per comprendere la mia situazione, e alternai momenti di ripresa a momenti di delirio. Nonostante le continue raccomandazioni del medico, che consigliava di farmi stare coricato per aiutare la circolazione, passai gran parte del tempo a spostarmi dal letto al sofà. Un giorno Zeno, ascoltando il dottore, tentò di impedirmi di alzarmi, ma io urlai:”Muoio!”. Lui, spaventato, mi lasciò, io, invece, mi alzai, e feci cadere la mano sulla sua guancia, come se volessi tirargli uno schiaffo. Poi caddi per terra, e mi decretarono morto.

Andrea Portesani, 5blsa

 

Racconta "la storia del mio matrimonio" dal punto di vista di Augusta

 

Era un pomeriggio fosco e freddo d’autunno ed eravamo da poco tempo ricasati da un prolungato soggiorno in campagna quando dovetti distogliere l’attenzione dalla mia lettura per porgere i saluti ad un uomo da poco entrato nel salotto.

Avevo bene a mente chi fosse, Zeno Cosini, nostro padre ci aveva avvisate di una sua probabile visita.

Seduta sul divano con la piccola Anna sulle gambe ascoltai l’ospite che, dopo un momento di iniziali formalità, ci stava intrattenendo con storie alquanto bizzarre.

Il giovane uomo prese a farci visita tutti i giorni intrattenendosi in particolar modo con la sottoscritta.

Passavamo il tempo suonando, l’uno con il violino e l’altra al pianoforte, accompagnandoci a vicenda. Apprezzavo il suo impegno nel suonare, nonostante sapesse di non essere molto abile, tanto da proporgli di approfondire le nostre suonate, a cui dovette sfortunatamente rinunciare data la noia espressa dal volto di mia sorella.

Devo ammettere di aver pensato di non aver mai conosciuto un uomo tanto altruista, così cortese da porre fine a un proprio divertimento per garantirne uno altrui.

Ogni sua visita era accompagnata da un mazzo di fiori per ognuna di noi e dalle continue storie autobiografiche, che di reale parevano avere ben poco, ma che riuscivano sempre ad intrattenermi e a volte addirittura anche a commuovermi.

Capitò che per tre volte al suo arrivo mia sorella Ada non fosse in casa, dovemmo inventare una scusa e rimasi piacevolmente sorpresa quando decise di prolungare la sua visita più del solito.

Nostra madre continuava a farmi notare una preferenza del signor Zeno nei miei confronti e, nonostante continuassi a negare, essendo pienamente cosciente della bellezza delle altre mie sorelle, che avrebbero sicuramente avuto più successo di me agli occhi di un giovine, dopo quel giorno un barlume di speranza si fece presente e dovetti ammettere di essere stata io stessa sin da subito colpita da quell’uomo dalla lusinga sempre pronta.

Passarono alcuni giorni senza alcuna notizia del signor Zeno, fino a quando non si unì a noi una sera.

Era venuto a farci visita un eccellente violinista, Guido, che come intrattenimento serale aveva proposto l’invocazione di alcuni spiriti.

Il rito era già iniziato ed eravamo tutti posti al buio della stanza; rimasi per questo piacevolmente sorpresa quando sentii qualcuno parlare rivolgendosi alla sottoscritta e ancor di più quando realizzai che questo qualcuno fosse Zeno.

Devo con rammarico ammettere che la contentezza di rivederlo dopo alcuni giorni di assenza venne presto sostituita da un forte imbarazzo non appena sentii cosa il signore avesse da dire.

Mi era stata da lui avanzata una dichiarazione d’amore indirizzata però alla persona sbagliata, ovvero a mia sorella Ada.

Non potei ovviamente far altro se non stargli vicina promettendogli di mantenere il segreto e cercano di dissuaderlo dall’idea di confessare nuovamente il suo amore, questa volta alla persona corretta.

Ma furono sforzi inutili.

Lucia Cosenza 5blsa

Poetando in 1BLSA...

Poetando in 1BLSA...

LA LIBERTA’
La libertà è un diritto che tutti noi possediamo,
anche se a volte ce lo scordiamo.

Quante volte sentiamo insultare qualcuno solo perché è diverso,
attaccandogli etichette che non hanno alcun senso.

Queste sono discriminazioni che non possiamo più accettare,
a quell’Italia un po’ bigotta che pratica la censura,
dobbiamo dimostrare di non aver paura
di difendere i diritti di chi non ha fatto niente, 
che senza ragione viene insultato duramente.

Qui si parla di libertà non si parla di opinioni,
quindi basta ostacolare scelte senza ragioni.

Perdiamo così tanto tempo a giudicare gli altri
che ci dimentichiamo come siamo dentro.

Tante persone sono rinchiuse in casa 
per paura di essere discriminate,
ma aspettano solo di essere accettate.

Non rifiutiamo le persone sui gommoni
per colpa della nostra paura
di rimanere senza lavoro, 
urlandogli contro 
devono tornare a casa loro.

Io non sono nero,
Io non sono bianco,
Io non sto a guardare,
Io non sono stanco di lottare.

Non provengo da nazione alcuna
ma appartengo all’universo, 
quindi è inutile dirmi che sono diverso.

Se rispetto le tue scelte non capisco poi il perché,
vuoi cercare di cambiare quello che è giusto per me.

Io sono libero di essere ciò che desidero,
nel mondo ho trovato il mio senso 
e ora posso illuminarmi d’immenso.
AGATA

SE FOSSI...
Se fossi una pianta darei la vita.

Se fossi il fuoco brucerei la legna
per tenere calde le persone a cui voglio bene.

Se fossi il vento soffierei piano
per far cadere poco alla volta le foglie in autunno
e soffierei forte per dare vita al mio fuoco.

Se fossi il mare sarei tranquillo,
come quando sono seria,
e agitato,
come quando mi metto a ridere.

Se fossi la luna illuminerei la notte
e mi rispecchierei nel mare.

Se fossi una farfalla sarei piccola
ma immensamente bella
e volerei sopra al mondo durante il giorno.

Se fossi un gufo volerei quando è notte per nascondere i miei difetti.

Se fossi un angelo aiuterei le persone in difficoltà
e le proteggerei.

Se fossi una gomma cancellerei
gli errori fatti in passato.

Se fossi una matita racconterai le mie avventure.

E infine se fossi me stessa rimarrei così come sono.
MARTA

CIELO
Un’infinita distesa di nulla,
silenzio oltre immaginazione;
trascinati da un’enorme culla,
un’infinita vasta illusione.

Assoluto miraggio senza fini,
nessun limite e niente confini;
celeste, intenso e spensierato,
è intangibile e smisurato.

Alba chiara, una soffice panna;
toni unici, pensiero inganna.
Tramonto penetrante, raggi fiaschi;
luce dorata con dardi fuggiaschi.

Nel silenzio l’oscurità  prevale.
Solo stelle, bagliori di speranza
brillano da un'immensa distanza,
sparse nella notte più abissale.

Un enorme oceano limpido,
un calmo specchio privo di sponde;
non rivela, riflesso non esiste,
solo parse soffici nubi miste.

Mentre navighi in tranquillità;
quiete totale avvolge l’anima.
Si raggiunge totale serenità
e noi ci ritroviamo in cima.
EVA

LIBERTA’
Libertà è respirare
a pieni polmoni.
Libertà è stringere le mani
dei miei cari.
Libertà è vedere il sorriso
dei miei amici,
perché,
a volte,
gli occhi non bastano.
Libertà è essere abbracciati
e abbracciare.
Libertà è svegliarmi
una mattina
e scoprire che..
è stato tutto un brutto sogno.
MATTEO

IL CIELO.
Il Sole è come una torcia,
si spegne.
Le stelle, come lucciole,
nel buio della notte,
illuminano la Terra insieme alla Luna.
Il Sole è come una torcia,
si accende.
Il cielo azzurro,
le rondini mai ferme,
nella luce del giorno,
danno vita all’immobile cielo.
ANDREA

Libertà
Come le foglie in autunno,
leggere e deboli,
trascinate via dal vento,
trasportate in spazi infiniti.
Libertà.
Come l’acqua, 
che scorre in fiumi e torrenti,
che va lontano, 
che si allontana dalla sua partenza per seguire il suo corso.
Libertà.
Come le nuvole,
disperse nel cielo,
che ci osservano dall’alto,
per mostrarci il loro cammino.
Libertà.
Come una nave nell’oceano,
senza ancora, lontana dal porto,
senza una meta ,
che naviga per capire dove andare.
Libertà.
Come un uomo,
scappato da chi lo trattava come uno schiavo,
finalmente libero, 
finalmente capace di fare della sua vita ciò che vuole.
Libertà.
GIULIA

IL CIELO
Se il cielo fosse inchiostro
le parole sarebbero infinite.

Se le nuvole fossero persone vagherebbero,
vagherebbero senza una meta precisa.

Se le stelle fossero persone
sarebbero un bambino che ha bisogno di luce
per sentirsi al sicuro.
MRS X

CORRERE
Una ventata d'aria sul viso,
una freschezza assoluta,
le gambe si muovono veloci
come quelle dei predatori a caccia,
uno scatto improvviso
e subito una frenata.
Quando ti fermi
le gambe indolenzite
e il respiro pesante.
DIEGO

COLORI
Il lunedì è il giorno del giallo
perché lo inizio con un ballo;

il martedì è il giorno dell'azzurro
al mio amico dico una cosa, la sussurro;

il mercoledì è il giorno del rosso
perché ho dei vestiti eleganti addosso;

il giovedì è il giorno del verde
perché cammino in un bosco di sempreverde;

il venerdì è il giorno del viola
perché finisce la scuola;

il sabato è il colore celeste
perché si fanno le feste

e la domenica è il giorno del rosa
perché finisce una settimana meravigliosa!
TOMMASO

CORRERE
Sfrecciare spensierati nell’ignoto;
niente fatica, avanzi nel vuoto.
Con gli occhi chiusi vai spensierato
dove non è mai stato esplorato.

Fuggire di minacce incombenti,
non possibile essere perdenti;
l’affanno è pesante, manca l’aria,
ma l’unica meta è la vittoria.

Seguendo un sentiero o vagare,
senza una meta, un fine o scopo.
Liberi possiamo fantasticare
ed alla meta ci si pensa dopo.
EVA

 

LIBERTÀ
Un bel giorno
ho capito di essere libero.
Ero felice, appagato, leggero.
La paura era sparita,
dal finestrino dell’auto
sentivi l’aria tra le dita.
Il profumo del mare
mi faceva sognare...
E nuovamente torno
con la mente a
pensare che
ero un uomo libero
perché avevo fatto
tutto ciò che potevo fare!
SIMONE

PACE.
Una nuvola, leggera
quasi trasparente
l'eternità per provare a toccarla, 
un istante per perderla per sempre. 
Un colibrì, piccolo
estremamente veloce 
tanta difficoltà per un solo sguardo, 
altrettanta facilità per non più vederlo. 
Quando non per catturare 
ma per sognare 
cercheremo la pace 
solo allora, raggiunta,
non sarà più fugace.
ESTER

PACE.
Non c’è due senza tre
non c’è pace senza libertà.
KHADIDJA 

PACE.
Cercando la pace:
dal nulla,
un suono assordante che spezza l'aria.
Urla,
si sentono,
di bambini.
Bambini in un rifugio,
al sicuro,
mentre l'allarme rompe la quiete.
Il cielo è rosa e si tinge man mano,
blu come la notte.
Arrivano le stelle e la città tace,
tace di un silenzio innaturale.
Si leva un canto,
canto di speranza,
canto che sovrasta,
sovrasta la distruzione,
il suono degli allarmi
e di bombe che cadono.
È la speranza delle persone,
la speranza di una bandiera bianca,
speranza di pace.
GINEVRA

PACE.
La calma dopo brusca tempesta;
un messaggio di speranza.
Un sollievo, i popoli fan festa;
Unione di nazioni, un'alleanza.

Un bagliore nel nero abisso,
dovrebbe sempre esser un prefisso.
Rappresenta unione, armonia;
perchè in fine benessere invia.

Sempre cercata, sfuggente, fugace;
il male scompare e tutto tace.
Ostica risulta da ottenere,
che può anche durare delle ere.

Per paesi non è ancora realtà,
altri intaccano quella d’altri;
ci dona quiete, combatte viltà,
e trasforma i più oscuri antri.
EVA

 

IL VIAGGIO.

Viaggiare è perdersi in luoghi lontani,

spostandosi da un capo all’altro del mondo

con un battito di mani.

Sempre in cerca di stimoli, cose nuove

e di persone a cui aprire il nostro cuore.

Con una valigia piena di sogni e desideri, 

liberiamo la mente dai nostri più grandi pensieri.

Come una farfalla vola libera e felice,

anche noi viaggeremo verso la pace.

CHIARA

PROGETTO ESTO, LA PAROLA AI RAGAZZI DI 5AMAT

Progetto Esto

LA PAROLA AI RAGAZZI

Ho trovato interessante come Ernesto Rossi vedesse in una Europa unita la soluzione alla
stagione dei totalitarismi e dei conflitti che hanno lacerato il nostro continente nella prima
metà del XX secolo, e come oggi la riuscita di questo progetto di unità europea, a distanza
di anni dalla sua fondazione, porti pace e azzeri il rischio di guerre e di possibili dittature
negli stati membri. Mi è piaciuto il riferimento iniziale alla libertà, quella con la “L”
maiuscola, che è la condizione necessaria affinchè ciascun individuo possa realizzarsi
compiutamente. Interessante inoltre anche quando si afferma che la completezza del
progetto arriverà quando tutti gli stati del mondo saranno legati da un rapporto di unione e
fratellanza tra uno e l'altro. Le parole di Ernesto, il suo credo politico, straordinaria eredità
per noi, ci invitano a credere e ad adoperarci perchè questo si possa realizzare. (Luca B.)

Secondo me il film è stato interessante, mi é piaciuto il taglio documentaristico dato.
La tematica a mio parere più interessante è il legame tra l'idea politica di Ernesto Rossi e i
suoi burattini, capaci con leggerezza e ironia di portare i valori della giustizia e della
libertà di pensiero (Fagiolino docet!)
La parte del film che mi é rimasta più impressa é quella dove viene mostrato il vassoio
decorato, soprattutto i particolari attraverso i quali vengono ricordati gli altri confinati
politici di Ventotene. Ad Ernesto Rossi sicuramente non mancavano arguzia e senso della
satira! (Luca R.)

Ho trovato interessante la visione del film, poiché riguarda una tematica che non era mai
stata approfondita a fondo e che ritengo sia importante da conoscere, perché riguarda un
pezzo di storia della nostra Europa. È stato molto interessante conoscere la figura di
Ernesto Rossi, anche negli aspetti piú privati della sua vita. Mi ha coinvolto
particolarmente il racconto della sua permanenza all'interno del carcere di Ventotene, lo
scambio di idee con gli altri detenuti, lo spessore delle loro riflessioni accompagnato
dall’accettazione di quanto dovevano sopportare pur di non piegarsi al pensiero fascista.
Ho apprezzato anche il linguaggio usato, parole adatte a noi ragazzi, a un pubblico di
quinta superiore. Mi sono rivisto in quei giovani provenienti da tutta l’Europa che ogni
anno si recano sull’isola alla scoperta di questa pagina di storia che è anche la nostra.
(Sebastiano)

Il docufilm mi ha colpito molto perché ha saputo trasmettere il senso dell’ironia che
Ernesto Rossi voleva condividere col mondo, nonostante la sua vicenda umana lo avesse
messo di fronte all’esperienza del confino per non aver chinato la testa, per non essersi
piegato al fascismo. Ammiro la determinazione di persone coraggiose che si sono battute
fino in fondo per un'idea che andava contro i totalitarismi, senza avere mai dei
ripensamenti. Di sicuro grazie al loro gesto oggi abbiamo le libertà di cui godiamo e che
spesso diamo per scontate.
Vorrei che venisse diffuso a un pubblico sempre più vasto, sarebbe un’ottima idea, perché
così si conoscerebbero più ampiamente il Manifesto e i suoi redattori, che possiamo a buon

diritto annoverare tra i padri dell’Europa. (Loredana)
Nel documentario “Le parole di Ventotene” la questione storica è stata trattata con
delicatezza e in una chiave innovativa, ho trovato molto stimolante l'interpretazione del
Manifesto dagli occhi del diretto interessato Ernesto Rossi, il quale come voce narrante, ha
raccontato la vicenda attraverso l'ironia e la leggerezza dei burattini. Ho apprezzato molto
anche la corrispondenza tra libertà e natura che vediamo protagonista in molte riprese. Il
regista ha saputo trasmettere una parte di storia importante per il nostro Paese con una
visione diversa dalla storia raccontata abitualmente, avvicinandosi così alla generazione di
giovani che riusciranno a fare proprie queste idee e questi pensieri stimolanti. (Greta)

Ho trovato la visione del film molto interessante, personalmente non la reputo una
tematica semplice da trattare, e aver letto prima il Manifesto mi ha aiutata particolarmente
nella comprensione del film. Erano argomenti nuovi di cui non avevo mai sentito parlare e
partecipare a questo progetto mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze su parte della
storia che mi ha preceduto. Uno scenario che mi ha particolarmente particolarmente
colpito è stata la passione di Ernesto Rossi per il teatro dei burattini.” (Maria Vittoria)

Il film é stato per me un'opportunità per approfondire quanto già affrontato in classe, le
immagini hanno saputo dare vita alle parole, e il Manifesto di Ventotene redatto nel 1941
(sono passati ottant’anni!), mi è sembrato di straordinaria attualità. Una attualità
sottolineata anche dalla triste coincidenza della scomparsa di David Sassoli, Presidente del
Parlamento Europeo, che il Manifesto lo citava spesso, consapevole che in quelle parole,
in quelle righe, stava prendendo forma un grande progetto di libertà, di fratellanza e di
solidarietà. (Edoardo)

POESIA, VITA di PAROLE

 

La poesia: un manufatto, una passione, una musica, un rifugio dalla realtà, una
dimensione nella quale troviamo risposte, basta saperle ascoltare.
E’ capace di esprimere i sentimenti, gli stati d’animo, di dare forma
all’entusiasmo e alla fragilità che ci contraddistinguono. Così è possibile
descrivere il testo poetico, che di certo è ben più di una semplice composizione
verbale in versi. È un’arte, che richiede cura e attenzioni, è l’espressione
materiale di ciò che vi è all’interno di tutti noi. Complicato descrivere la poesia,
complicato dare vita ad un sentimento, concretizzarlo, suscitare emozioni;
eppure non è proprio questo il compito del poeta? Affascinante, seppur talvolta
complesso.
Verso libero, breve, ritmo scandito. Ogni parola, ogni spazio vuoto, ogni segno
detengono la propria dimensione e forza comunicativa. Lavoro frutto di notti
insonni, delle più belle, nelle quali ci si lascia trasportare dall’emozione, nella
quale si concretizza l’attimo, l’intuizione che poco dopo sarebbe scomparsa.

L’attimo dopo è per ognuno
il cercare incessante di ricordare
se sia mai esistito un tempo in cui
tutto fosse stato – casualmente –
intatto. (Dell’attimo – quello prima)

Con queste suggestioni la Prof.ssa Luisa Trimarchi ha accompagnato noi alunni
della classe 2^A chimici alla scoperta della poesia, della sua poesia. Abbiamo
partecipato con entusiasmo ad un incontro che ci ha dato la possibilità di toccare
con mano ciò che tutti i giorni studiamo sui libri e che ci sembra così distante; è
stato un contatto diretto con una materia che necessita di essere ascoltata e,
solo se si è pronti ad accoglierla, la si può comprendere al meglio.

Scrive Luisa :

Resta la parola
che per quanto
bella – come amore –
fatica a giungere
dove deve – vivere
come vuole e risuonare... (Delle parole)

Una passione per la professoressa Trimarchi, che ci ha guidato nella lettura di
alcune sue poesie tratte dalla silloge “Versi della dimenticanza”; ha descritto
questa raccolta come un itinerario, il progetto di un lungo percorso che raccoglie
scorci di vita, attimi inattesi a cui è stata data un’espressione materiale e più
volte una rielaborazione. “Io sono le mie parole e più scrivo e più sono invogliata
a proseguire con la stesura di ulteriori opere”. Con queste parole ci ha
dimostrato che la poesia può essere il linguaggio attraverso il quale riusciamo
ad esprimere chi siamo.
Così com’è l’arte è la poesia; non vi è una reale tecnica per la sua stesura, è
qualcosa di profondo che a volte pare quasi già celarsi tra le pagine di un libro
bianco, solamente in attesa di un istante di silenzio, di tranquillità nella quale
qualcuno giunga a darvi espressione, forma, colore e dimensione.
Questo incontro è stato un invito a cercare dentro di noi un momento, un
ricordo, una riflessione, un’emozione da esprimere, magari in versi...
Grazie Luisa!

Dora Agnelli (classe 2A CHI)

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