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Monitoraggio civico dei beni confiscati alle mafie, gli strumenti per realizzarlo

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I beni sottratti alle mafie, specie se riutilizzati ai fini sociali, hanno un triplo valore: politico, simbolico ed economico. Monitorarli significa garantire che le Istituzioni, tramite la trasparenza, ne comprendano la centralità. Un tema che i docenti del Cpl di Cremona, impegnati nella formazione sul Monitaraggio civico, hanno ben compreso nel concreto: tramite il sito dell'Agenzia Nazionale per l'Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata è emersa l'entità dei beni confiscati in Provincia e la loro dislocazione (nove tra Spino d'Adda, Dovera, Trescore Cremasco).

Si tratta di immobili destinati, di cui si conosce indirizzo e uso. Ci sono poi i beni in gestione che non hanno terminato l'iter giuridico amministrativo e quindi non sono ancora destinati. Tatiana Giannone, della segreteria nazionale di Libera, ha spiegato come l'obiettivo dei cittadini monitoranti, in base alla legge sulla trasparenza amministrativa e al Codice delle leggi antimafia è quello di ottenere dati sul numero totale delle unità immobiliari destinate sul territorio nazionale, ma siamo lontani dall'acquisirli, per l'opacità di molte amministrazioni.

Scopo della formazione di venerdì 19 febbraio è stato anche quello di portare i docenti a sollecitare gli studenti verso azioni concrete e semplici di monitoraggio, con l'ausilio di alcuni strumenti che Internet offre, anche per l'impegno di associazioni come Libera che, per esempio, ha stilato il glossario dei beni confiscati (https://www.confiscatibene.it/glossario). 

Il protagonismo delle cittadine e dei cittadini in questo campo è stato reso possibile dal lungo percorso delle leggi anti mafia che, ha ricordato Tatiana Giannone, è una strada segnata di stragi e svolte normative, dalla legge 575/1965, alla legge 109/1996 che definisce che i beni confiscati devono essere restituiti alla collettività.

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