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Home » La Coscienza degli altri, attorno a Zeno

La Coscienza degli altri, attorno a Zeno

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5blsa 2021-22

Attività dopo la lettura de "La coscienza di Zeno"

Racconta il capitolo LA MORTE DI MIO PADRE dal punto di vista del padre di Zeno

In comune con mio figlio avevo solamente il sorriso di compiacimento che ci distingue dagli altri, e le scarse capacità in materia di commercio, in quanto i miei affari, nonostante mi regalassero la fama di abile commerciante, erano diretti tutti dall’Olivi. Criticavo a mio figlio due cose: la distrazione e la tendenza a ridere delle cose più serie. Per quanto riguarda la prima cercai di imporgli una delle mie abitudini, ovvero di segnare le cose che doveva ricordarsi su un taccuino, e di rivederle più volte al giorno, ma non lo fece. Mentre per il secondo dei suoi problemi non tentò nemmeno di cambiare, basti pensare che una volta, in seguito ad una mia esclamazione contro di lui, in cui lo definivo un pazzo, andò dal medico e lo ingannò, riuscendo ad ottenere una certificazione che constatasse quanto gli avevo detto. In quel periodo non cessavo di pensare alla morte, e, di fronte a questi pensieri, dovetti scrivere il testamento, con il quale, preoccupato dal futuro di mio figlio, decisi di porlo sotto la tutela dell’Olivi. Non fidandomi pienamente di mio figlio lo costrinsi a promettere che non avrebbe mai tentato di sminuire la facoltà dell’Olivi. Quella sera decisi di aspettare mio figlio per cena. Non avevo un gran appetito, ma sentivo la necessità di stare con mio figlio e di parlare con lui. Mi disse che era tornato a casa per quell’ora perché aveva discusso delle origini del Cristianesimo con un suo amico. Gli chiesi se anche lui stava iniziando a provare interesse nella religione, come stavo facendo io, ma rispose che in quanto studioso la trattava solo come uno dei tanti fenomeni da analizzare. Nonostante la leggera seccatura causata da questa risposta cercai di dirgli che giunto alla mia età sentivo la grandezza  e l’importanza della mia esperienza, ma non ero in grado di tramandargliela come avrei voluto fare. In particolare, sentivo la necessità di raccontargli qualcosa, ma non riuscivo a formulare un discorso chiaro e lineare. Lui iniziò a dubitare del mio stato di salute, mi chiese varie volte se stessi bene, ma risposi sempre che mi sentivo solamente stanco, tanto che decisi di andare a letto per riposarmi, sperando di trovare le parole giuste da utilizzare il giorno seguente. Quella notte mi sentii male, iniziai a gemere dal dolore, persi l’udito, poi divenni completamente insensibile. Maria e Zeno, disperati, chiamarono il dottor Coprosich, il quale, un anno indietro, mi prescrisse dei farmaci che decisi di non prendere, a causa delle mie opinioni negative sui medici e sulla medicina in generale. Il dottore mi applicò le mignatte, dicendo a Zeno che avrei recuperato parzialmente la coscienza, ma senza aver possibilità di guarigione. Fu così, recuperai un briciolo di coscienza, non abbastanza per comprendere la mia situazione, e alternai momenti di ripresa a momenti di delirio. Nonostante le continue raccomandazioni del medico, che consigliava di farmi stare coricato per aiutare la circolazione, passai gran parte del tempo a spostarmi dal letto al sofà. Un giorno Zeno, ascoltando il dottore, tentò di impedirmi di alzarmi, ma io urlai:”Muoio!”. Lui, spaventato, mi lasciò, io, invece, mi alzai, e feci cadere la mano sulla sua guancia, come se volessi tirargli uno schiaffo. Poi caddi per terra, e mi decretarono morto.

Andrea Portesani, 5blsa

 

Racconta "la storia del mio matrimonio" dal punto di vista di Augusta

 

Era un pomeriggio fosco e freddo d’autunno ed eravamo da poco tempo ricasati da un prolungato soggiorno in campagna quando dovetti distogliere l’attenzione dalla mia lettura per porgere i saluti ad un uomo da poco entrato nel salotto.

Avevo bene a mente chi fosse, Zeno Cosini, nostro padre ci aveva avvisate di una sua probabile visita.

Seduta sul divano con la piccola Anna sulle gambe ascoltai l’ospite che, dopo un momento di iniziali formalità, ci stava intrattenendo con storie alquanto bizzarre.

Il giovane uomo prese a farci visita tutti i giorni intrattenendosi in particolar modo con la sottoscritta.

Passavamo il tempo suonando, l’uno con il violino e l’altra al pianoforte, accompagnandoci a vicenda. Apprezzavo il suo impegno nel suonare, nonostante sapesse di non essere molto abile, tanto da proporgli di approfondire le nostre suonate, a cui dovette sfortunatamente rinunciare data la noia espressa dal volto di mia sorella.

Devo ammettere di aver pensato di non aver mai conosciuto un uomo tanto altruista, così cortese da porre fine a un proprio divertimento per garantirne uno altrui.

Ogni sua visita era accompagnata da un mazzo di fiori per ognuna di noi e dalle continue storie autobiografiche, che di reale parevano avere ben poco, ma che riuscivano sempre ad intrattenermi e a volte addirittura anche a commuovermi.

Capitò che per tre volte al suo arrivo mia sorella Ada non fosse in casa, dovemmo inventare una scusa e rimasi piacevolmente sorpresa quando decise di prolungare la sua visita più del solito.

Nostra madre continuava a farmi notare una preferenza del signor Zeno nei miei confronti e, nonostante continuassi a negare, essendo pienamente cosciente della bellezza delle altre mie sorelle, che avrebbero sicuramente avuto più successo di me agli occhi di un giovine, dopo quel giorno un barlume di speranza si fece presente e dovetti ammettere di essere stata io stessa sin da subito colpita da quell’uomo dalla lusinga sempre pronta.

Passarono alcuni giorni senza alcuna notizia del signor Zeno, fino a quando non si unì a noi una sera.

Era venuto a farci visita un eccellente violinista, Guido, che come intrattenimento serale aveva proposto l’invocazione di alcuni spiriti.

Il rito era già iniziato ed eravamo tutti posti al buio della stanza; rimasi per questo piacevolmente sorpresa quando sentii qualcuno parlare rivolgendosi alla sottoscritta e ancor di più quando realizzai che questo qualcuno fosse Zeno.

Devo con rammarico ammettere che la contentezza di rivederlo dopo alcuni giorni di assenza venne presto sostituita da un forte imbarazzo non appena sentii cosa il signore avesse da dire.

Mi era stata da lui avanzata una dichiarazione d’amore indirizzata però alla persona sbagliata, ovvero a mia sorella Ada.

Non potei ovviamente far altro se non stargli vicina promettendogli di mantenere il segreto e cercano di dissuaderlo dall’idea di confessare nuovamente il suo amore, questa volta alla persona corretta.

Ma furono sforzi inutili.

Lucia Cosenza 5blsa

Inviato da gavazzi.cinzia il Mer, 09/03/2022 - 19:08

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